Foto: Il primo Commanders Call a Berna. Erano presenti sul posto il comandante di corpo Hans-Peter Walser del Comando Istruzione, il comandante di corpo Aldo Schellenberg del Comando Operazioni e io stesso. Al telefono c'erano circa xxx comandanti in impiego.
Foto: Il primo Commanders Call a Berna. Erano presenti sul posto il comandante di corpo Hans-Peter Walser del Comando Istruzione, il comandante di corpo Aldo Schellenberg del Comando Operazioni e io stesso. Al telefono c'erano circa xxx comandanti in impiego.

Dare invece di prendere: non sottrarsi alle decisioni, ma spiegare il contesto

Attenzione: in questo blog potrebbero essere utilizzati linguaggi e concetti che non vi sareste aspettati dall’ambiente militare.

Nei periodi di crisi tendiamo a mantenere il controllo totale sull’intera situazione e a prendere decisioni in modo centralizzato. In situazioni complesse questo modo di procedere è destinato al fallimento. Infatti, anche se a prima vista potrebbe sembrare contrario a ogni logica, in questi frangenti è richiesto esattamente il contrario.

Dopo il 16 marzo, quando il Consiglio federale ha dichiarato la situazione straordinaria, nel giro di pochi giorni l’esercito ha ricevuto oltre 300 richieste di supporto. Tali richieste provenivano dall’Amministrazione federale delle dogane, dai corpi di polizia cantonali nonché da oltre una cinquantina di ospedali civili e istituzioni della sanità pubblica di tutti e 26 i Cantoni.

Mentre in Ticino il carico di lavoro della sanità pubblica era già elevato e nella Svizzera romanda era in forte crescita, nella Svizzera nordorientale la sollecitazione era ancora moderata.

Il tentativo di delegare al nostro Quartiere generale le decisioni riguardo alla ripartizione delle prestazioni sulle singole richieste pervenute sarebbe sicuramente stata destinata al fallimento. C’erano infatti troppe differenze riguardo alle prestazioni richieste, alle priorità e alle circostanze in cui queste andavano fornite, ma anche una grande molteplicità nelle organizzazioni, nelle lingue e nelle dipendenze temporali.

La soluzione consisteva nell’anticipare gli sviluppi, chiamando in servizio un numero sufficiente di militari da mettere a disposizione dei comandanti responsabili, in base alle richieste inoltrate nonché a vari modelli previsionali. I comandanti si sono accordati direttamente sul posto con i richiedenti. Per poter gestire questi accordi in un’ottica complessiva, dovevano disporre in qualsiasi momento di un quadro della situazione completo. A tale scopo ogni mattina, alle ore 10 e 10 era prevista una conferenza telefonica con i comandanti di tutti i livelli durante la quale venivano informati sullo sviluppo della situazione nella sanità pubblica, ai confini e presso le proprie truppe. Specialisti dell’esercito, degli ambienti economici, del mondo politico e della sanità pubblica trasmettevano conoscenze di prima mano.

Ciò presuppone che conosciamo bene i nostri subordinati, li istruiamo a dovere, diamo loro fiducia e siamo disposti ad affidare loro delle responsabilità.

La condotta per obiettivi permette di liberare delle forze

Sarà pure sorprendente, ma nell’Esercito svizzero non si impartiscono ordini: si affidano dei compiti. La differenza è immensa e ha a che vedere con la nostra natura umana: vogliamo capire il senso delle nostre azioni. Il nostro primo compito come capi è di far capire il senso dell’esercito, di definire un obiettivo proponibile oppure semplicemente di muovere gli animi. La condotta per obiettivi dell’Esercito svizzero permette proprio questo.

Cos’è la condotta per obiettivi in parole povere? Scegliamo i capi adatti, li istruiamo a dovere, affidiamo loro un compito impegnativo e proponibile, forniamo loro le risorse necessarie e poi li lasciamo fare. In veste di superiori li accompagniamo, poniamo le domande giuste, eliminiamo ostacoli quando è necessario e mettiamo a disposizione risorse supplementari – assumiamo dunque un ruolo di coach.

L’elemento decisivo risiede nell’assegnazione dei compiti, che deve comprendere i seguenti punti:

  • La missione -> Di cosa si tratta nel quadro generale? Qual è il senso del compito? PERCHÉ bisogna fare qualcosa? Quali sono le intenzioni dei superiori?
  • Il compito -> Quale obiettivo legato al contesto complessivo attribuiamo al compito? CHE COSA bisogna fare.
  • I mezzi -> Quali sono le risorse a disposizione per svolgere il compito? Quanto tempo, denaro, materiale o personale abbiamo?
  • I paletti -> Come sono disciplinate le interfacce verso gli altri?
  • L’informazione -> Quali informazioni devono essere divulgate?

Durante la crisi legata al coronavirus è stato particolarmente facile far capire il senso dell’esercito. Tutti i militari entrati in servizio avevano la volontà di aiutare. I compiti sono stati assegnati ai comandanti di battaglione nella forma corrispondente alle richieste dei Cantoni. Grazie alla subordinazione di truppe supplementari, con materiale, denaro e l’attribuzione di impianti sono stati messi a disposizione i mezzi necessari. Le divisioni territoriali assicuravano il coordinamento nel settore e l’integrazione a livello locale.

Una collaborazione efficace tra diversi attori basato sul principio di fornire le necessarie capacità, in situazioni di crisi, ai nostri subordinati in modo che possano assumersi le proprie responsabilità, incrementando così la loro identificazione con il compito. Maggiori informazioni a riguardo nel mio prossimo contributo al blog: “I leader trasformano le preoccupazioni in fiducia”.

 

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